Domande di oggi

09/07/2016

Crisi finanziarie: come analizzarle?


«Un’altra minaccia finanziaria, potenzialmente persino più pericolosa del referendum britannico, incombe sull’Europa: le banche italiane sono ad un passo da una crisi finanziaria». Bisogna davvero preoccuparsi?

 

«I guai delle banche italiane, spiegati», Il Post, 9 luglio 2016

 

La risposta in un Pixel

 

Le crisi finanziarie si manifestano nella forma di fenomeni particolarmente critici e destabilizzanti che possono interessare, in forma disgiunta o, più probabilmente, in forma congiunta, sia gli strumenti sia i mercati sia gli intermediari. In particolare, volendo tentare di dare una definizione, appare corretto affermare che siamo in presenza di una crisi finanziaria allorché ricorrono una o più delle seguenti circostanze:

 

  • il crollo dei prezzi degli strumenti finanziari, in primis delle quotazioni dei titoli azionari e dei titoli obbligazionari;
  • l’impossibilità di far fronte ai propri debiti da parte di uno o più emittenti i valori mobiliari, in primo luogo da parte di uno o più stati sovrani;
  • lo stato di insolvenza di uno o più intermediari finanziari, a partire dagli intermediari bancari.

 

Le crisi finanziarie, pur risultando diverse l’una dall’altra, si prestano a essere analizzate attraverso un modello interpretativo comune che può essere articolato in maniera sequenziale in questi termini: cause, modalità di manifestazione, estensione nel tempo e nello spazio, effetti e interventi correttivi.

Per quanto riguarda le cause, esse sono ascrivibili sia ai fenomeni reali e finanziari, sia ai comportamenti psicologici. Gli uni e gli altri agiscono, di solito, congiuntamente, alimentandosi a vicenda e determinando spirali viziose. Entrando nel merito, i fenomeni reali e finanziari che tipicamente originano una crisi finanziaria sono: la persistenza nel tempo di un livello dei tassi d’interesse relativamente elevato o, al limite opposto, relativamente basso; la caduta accentuata e duratura dei prezzi delle azioni e delle obbligazioni; la presenza di gravi squilibri nella situazione della finanza pubblica in materia di quantità flusso (tipicamente l’indebitamento netto misurato in termini d’incidenza percentuale rispetto al PIL) e/o di quantità stock (tipicamente il debito pubblico anch’esso misurato in termini di incidenza percentuale rispetto al PIL).

[…]

Passando a esaminare le modalità di manifestazione, esse sono diverse a seconda delle cause all’origine delle singole crisi finanziarie. In linea generale, comunque, tali modalità coincidono con le circostanze che abbiamo evidenziato in precedenza in sede di definizione del significato dell’espressione crisi finanziaria, riguardando, dunque, il crollo dei prezzi nei mercati mobiliari e/o l’insolvenza di uno stato sovrano e/o il fallimento di uno o più intermediari finanziari. Quello che può essere utile aggiungere qui è che allorquando una crisi finanziaria presenta natura non sistemica e le sue modalità di manifestazione rimangono circoscritte al comparto degli intermediari creditizi allora è corretto usare l’accezione più ristretta di crisi bancaria.

Relativamente all’estensione nel tempo e nello spazio, le crisi finanziarie si caratterizzano per avere una durata solitamente non breve (mediamente compresa tra i due e quattro anni) e un raggio d’azione che può essere circoscritto a uno stato (un esempio è rappresentato dalla crisi finanziaria dell’Argentina degli inizi degli anni Ottanta) oppure interessare un’area geografica molto più ampia. In quest’ultimo caso è evidente che la trasmissione della crisi da un paese all’altro avviene per contagio, ma la diffusione degli agenti patogeni può rimanere circoscritta oppure estendersi in forma pandemica con la conseguenza che l’area colpita sarà rappresentata, nel primo caso da un gruppo di paesi geograficamente ed economicamente omogenei (un esempio è offerto dalla crisi finanziaria europea iniziata nel 2010), nel secondo caso dal mondo intero (un esempio è costituito dalla crisi finanziaria globale del 2007-2008).

Per quanto concerne gli effetti, essi sono sempre negativi e toccano non solo il sistema finanziario la cui reputazione e la cui credibilità vengono minate dalla caduta delle quotazioni nei mercati e dal fallimento di alcuni intermediari, ma anche il sistema economico e il sistema politico-sociale. Più in particolare il manifestarsi delle crisi finanziarie è probabile che si trasmetta al sistema economico generando situazioni di stagnazione se non addirittura di vera e propria recessione e finisca per interessare il sistema politico-sociale provocando un’accentuazione delle tensioni sociali e una destabilizzazione degli equilibri politici.

Arrivando, infine, agli interventi correttivi, essi cambiano al mutare delle cause e delle modalità di manifestazione delle crisi finanziarie. In linea generale, comunque, è possibile immaginare un’azione di fondo, comune a tutte le crisi, che viene sviluppata dalle autorità di governo e dalle banche centrali e si basa in primo luogo sull’utilizzo della politica di bilancio e della politica monetaria. Più in particolare è logico ipotizzare che tali politiche siano gestite in maniera coordinata nel senso che se da un lato la politica di bilancio è probabile che sia orientata nella direzione del rigore e ciò in misura tanto maggiore quanto più le origini della crisi sono rappresentate dagli squilibri della finanza pubblica, dall’altro la politica monetaria è ragionevole presumere che assuma un’intonazione espansiva finalizzata a rendere possibile il contenimento dei rischi di recessione dell’economia e l’accelerazione dei tempi di superamento delle difficoltà finanziarie.

 

Per saperne di più: Pixel Finanza

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