Domande di oggi

24/05/2016

Che cosa si intende per politica estera?


Le misure adottate dall’Ue contro la Russia hanno mostrato come le sanzioni siano diventate il principale strumento di politica estera dell’Unione. Sergio Fabbrini, direttore della LUISS School of Government, ha spiegato il consenso che questo strumento è capace di raccogliere tra gli Stati membri: “Da un lato, l’Ue è principalmente un blocco economico e, sotto il profilo dell’economia, può esercitare una concreta proiezione internazionale. Dall’altro lato, l’Unione è un insieme composito: comprende Stati tradizionalmente attivi in politica estera (in particolare il Regno Unito e la Francia, entrambi membri del Consiglio di Sicurezza Onu), altri Stati che per proprie vicende storiche sono più titubanti ad agire sul piano internazionale (la Germania e l’Italia), altri ancora soggetti a neutralità permanente (come l’Austria), e infine Stati troppo piccoli per avere una propria amministrazione degli Affari Esteri”. Secondo Fabbrini, questa diversità comporta che l’Unione nel suo insieme abbia interessi strategici e geo-territoriali molto distinti. 

 

Francesco Pesce, «Le sanzioni internazionali, successi e limiti», Formiche.net, 24 maggio 2016

 

 

La risposta in un Pixel

 

«Non esiste una definizione unanimemente accettata di politica estera. In termini generali possiamo dire che è l’insieme dei comportamenti che un governo adotta nelle interazioni con altri attori al di fuori dei propri confini. Più in concreto, la politica estera è lo strumento con il quale uno Stato cerca di plasmare il suo ambiente politico internazionale allo scopo di realizzare gli interessi nazionali di cui essa è espressione ufficiale. La nozione di interessi nazionali è specifica dei realisti, per i quali obiettivo prioritario della politica estera è garantire la sicurezza dello Stato, piuttosto che servire gli interessi di determinati individui o classi, o interessi di natura vagamente globale. In un’accezione più attenuata questa nozione è usata anche da coloro che s’ispirano ad altri paradigmi. Per i liberali, lo Stato esiste per servire gli interessi degli individui; pertanto i leader, anziché essere ossessionati dalla sicurezza, dovrebbero favorire l’interdipendenza e il libero commercio e garantire il rispetto dei diritti umani. Per i marxisti, lo Stato è al servizio della classe economica dominante e, conseguentemente, gli interessi nazionali sono definiti in termini di imperialismo economico rispetto agli Stati poveri della periferia. Infine, per i costruttivisti, coerentemente con il loro assunto secondo cui gli Stati non sono tutti eguali, gli interessi nazionali cambiano sulla base della identità del singolo Stato e di come esso si pone nei confronti degli altri Stati (nemico, rivale, amico).»

 

Per saperne di più: Pixel Relazioni internazionali

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