Domande di oggi

18/03/2016

L’effetto disruptive di un prodotto è sempre voluto?


Il cambio sfavorevole e i dazi imposti dalla Cina stanno mettendo in grande difficoltà la storica industria svizzera. Inoltre, dal cellulare al monitor del computer, per controllare l’ora abbiamo ormai decine di alternative. Ma la vera minaccia si chiama smartwatch: il device tuttofare nel 2015 ha superato per la prima volta il tradizionale oggetto da polso per numero di spedizioni. I produttori di fascia alta come Bulgari restano però ottimisti: «In fondo sono fatti solo di plastica e chip».

 

E. Assante, S. Bennewitz, F. Zantonelli, «Per l’orologio è l’ora della crisi», inchieste.repubblica.it, 18 marzo 2016.

 

 

La risposta in un pixel

 

«Può non essere un prodotto consciamente sostitutivo che distrugge la domanda, bensì un prodotto che, concepito con finalità e per ragioni completamente diverse, offre le stesse funzionalità a costi molto inferiori o gratuitamente: con un effetto disruptive sulle imprese che subiscono questo attacco non voluto e non pianificato, soprattutto se esse sono monoprodotto e/o dispongono di scorte finanziarie limitate.

Il primo esempio, assolutamente non tecnologico: la sostituzione delle rotonde ai sistemi semaforici, attuata non per colpire le imprese produttrici di tali sistemi (spesso molto sofisticati e costosi), ma perché ritenuta più adeguata per la gestione del traffico e meno costosa per le casse pubbliche.

Il secondo esempio: la disponibilità dell’ora esatta sul cellulare e poi sullo smartphone, inserita come informazione gratuita per gli utenti telefonici (oltre che non costosa per i produttori), che impatta molto negativamente sulla domanda degli orologi che non siano percepiti come oggetti di moda od oggetti di lusso.

Il terzo esempio: la possibilità di fare fotografie (di qualità crescente) con gli smartphone, introdotta per renderli più attrattivi presso gli acquirenti, che sta distruggendo le macchine fotografiche compatte di fascia bassa e che costringe i produttori di macchine fotografiche a spostarsi verso i modelli di qualità e prezzo più elevati, con rischi di sovraffollamento e di ipercompetizione.»

 

Per saperne di più: Pixel Strategia

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