Tra le tematiche aziendali che negli ultimi anni hanno attirato l’attenzione di studiosi, economisti, managers, investitori, regulators, policy makers e persino legislatori, va sicuramente menzionata la Corporate Governance.
L’etimologia del termine Governance non è del tutto chiara, ed è difficile trovare un’unica definizione che sappia riassumere tutte le sue caratteristiche e funzioni.
Jennifer Basso Ricci, «Criminalità d'impresa: perché serve una Corporate Governance idonea a prevenirla», Digital4Executive, 3 febbraio 2017
La risposta in un Pixel
«La corporate governance è il sistema tramite il quale le imprese prendono le decisioni che consentono di:
· allocare il capitale conferito dagli azionisti;
· promuovere gli equilibri – economico, finanziario e patrimoniale – delle gestioni;
· creare valore
e, in ultima analisi, far sì che le imprese siano istituti destinati a perdurare. Non basta una buona governance per prendere decisioni giuste ma una cattiva governance può favorire e rendere possibili decisioni sbagliate.
Al momento della costituzione, i soci fondatori, oltre a dotare l’impresa del capitale necessario ad avviarne e sostenerne l’attività, regolano per mezzo dell’atto costitutivo e dello statuto come verranno prese le decisioni e i rapporti tra i portatori di capitale e i soggetti delegati alle decisioni.
Se l’impresa avrà successo, occorrerà dotarla di maggiori capitali propri per sostenerne la crescita. Quando la necessità di investimento eccede la capacità di finanziamento dell’imprenditore o della famiglia fondatrice, si determina la necessità di ampliare l’assetto proprietario e quindi il passaggio dall’impresa individuale all’impresa a proprietà condivisa o diffusa.
Al contempo occorre ridefinire il processo decisionale. Mentre l’imprenditore come individuo ha una sua autonoma capacità decisionale, l’impresa a proprietà condivisa decide per mezzo di persone che vengono a tal fine delegate – per le materie importanti solo collegialmente – da parte di coloro che conferiscono il capitale di rischio. Nelle imprese costituite sotto forma di società di capitali, il rischio a cui si espongono i soci è circoscritto al solo capitale conferito. Quanto più la proprietà è diffusa tanto più devono essere messi in atto dei meccanismi di controllo del management, ossia di coloro che effettivamente si occupano quotidianamente della gestione dell’azienda, affinché operino nell’interesse degli azionisti e degli altri stakeholder. Tuttavia, va subito sottolineato che tali meccanismi, per quanto ben definiti, non possono mai sostituirsi alle persone e ai loro principi etici e morali.
Negli studi accademici e nelle prassi operative dei diversi paesi esistono numerose definizioni di corporate governance che dipendono sia dall’ottica dell’estensore – standard setter, practitioner, accademico o investitore istituzionale – sia dal contesto normativo al quale si fa riferimento e, più specificamente, dalla diversa ripartizione tra leggi ordinarie, normative degli organi di vigilanza, regolamenti (delegati e non) dei singoli mercati, codici di autodisciplina.
La corporate governance si compone di un insieme di norme e best practice teso al corretto bilanciamento nei rapporti tra i diversi stakeholder che, attraverso la definizione delle funzioni e delle responsabilità del vertice aziendale (supervisione strategica, gestione e controllo), consente all’impresa di prendere decisioni volte alla creazione di valore, apprezzato dal mercato.
Il valore dell’impresa e dell’investimento degli azionisti è funzione delle aspettative circa i flussi di cassa, di dividendi o di utili futuri che essa sarà in grado di produrre e del rischio percepito dagli investitori. La creazione di valore dipenderà pertanto da scelte strategiche e gestionali e dalla capacità di assunzione, gestione e controllo dei rischi in situazione di incertezza. Una buona corporate governance concorre a migliorare le scelte e la capacità dell’azienda di gestire contesti sempre più complessi.
Meccanismi di governance virtuosi possono contribuire a «disciplinare» la direzione delle imprese non solo nell’ipotesi, estrema e non sempre attuabile, di cambiamento del controllo, ma anche nella gestione «normale», assolvendo, con modalità di intensità più deboli ma più continue, le stesse finalità attribuite dalla teoria economica al mercato del controllo.»
Per saperne di più: Pixel Corporate governance