Il dilemma del prigioniero – una delle versioni più semplici di game theory, applicato a economia, politica internazionale, strategia militare, ecologia – mostra come un comportamento egoista da parte dei giocatori arrechi un danno generale mentre, al contrario, un atteggiamento di cooperazione razionale sia la soluzione migliore per tutti.
Marco Magnani, «Mondo multipolare tra conflitto e cooperazione», AffarInternazionali, 15 giugno 2016
La risposta in un Pixel
«Il più famoso di tutti i giochi è sicuramente il dilemma del prigioniero. Di prigionieri ne prevede addirittura due: la polizia sa che entrambi hanno commesso un grave reato ma non è in grado di provarne la colpevolezza, a meno che uno dei due confessi. Così a ciascuno di loro, separatamente, offre un accordo: se confessa la partecipazione di entrambi al reato, mentre il complice si ostina a negare, sarà liberato come collaboratore di giustizia e il complice condannato a dieci anni; se entrambi confesseranno, verranno condannati ma con una riduzione della pena a cinque anni; se nessuno confessa, qualche reato (meno grave) a loro carico ugualmente si troverà e saranno entrambi condannati a due anni ciascuno. Le pene detentive dipenderanno dunque, non solo dalle risposte dei due indiziati, ma anche dal loro raffronto. I due sospettati non possono comunicare tra loro e, in ogni modo, non è detto che si fidino ciecamente l’uno dell’altro. Ciascuno di loro pensa allora che, se il complice confessa la comune partecipazione al reato, lui si farà cinque o dieci anni di prigione a seconda che confessi o meno; se l’altro non confessa, lui sarà libero o si farà due anni di prigione a seconda che confessi o meno. In ogni caso, dunque, gli conviene confessare. Per entrambi gli indiziati, l’unico comportamento razionale è di confessare e di venire così condannati a cinque anni. Se ne sarebbero fatti invece solo due se fossero stati capaci di cooperare e stringere un patto di ferro decidendo entrambi di non confessare (e mantenendo poi l’impegno).
È una conclusione che naturalmente fa discutere e ha acceso il dibattito sui meccanismi psicologici e su che cosa si debba intendere per scelta razionale.»
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