Il fallito colpo di stato in Turchia e il successivo passo verso la svolta autoritaria di Erdogan sta spaventando gli investitori internazionali che negli ultimi 14 anni sono affluiti in massa sul Bosforo.
Vittorio Da Rold, «La svolta autoritaria blocca gli investimenti», Il Sole 24ore, 22 luglio 2016
La risposta in un Pixel
Gli investimenti diretti esteri sono i flussi di investimenti effettuati all’estero da una impresa residente, allo scopo di stabilire un interesse durevole in un’attività imprenditoriale, o in un’impresa operante in un altro paese. Con i prestiti internazionali, essi costituiscono una delle principali modalità con le quali si attua la mobilità internazionale dei capitali. La caratteristica principale degli IDE è che, a differenza degli investimenti di portafoglio, essi comportano non soltanto un trasferimento internazionale di risorse di capitale, ma anche una relazione di lungo termine e l’acquisizione di un effettivo controllo sulla gestione di un’attività imprenditoriale all’estero. Le imprese che svolgono la propria attività in almeno due paesi sono dette, appunto, imprese multinazionali. Esse di norma si configurano come holding costituite da un’impresa madre residente e di una o più imprese controllate operanti all’estero. Si ha un flusso di IDE in uscita quando una impresa multinazionale, residente in un determinato paese, effettua un investimento all’estero. Si parla di IDE di tipo greenfield, quando una multinazionale investe creando ex novo un’attività produttiva all’estero: per esempio un nuovo stabilimento o una filiale estera. Si parla invece di IDE di tipo brownfield, quando un’impresa multinazionale acquisisce il controllo di un’impresa estera già esistente. Ciò può avvenire in due modi:
- attraverso operazioni di acquisizione, quando una multinazionale acquisisce una quota sufficiente a garantirsi il controllo, di un’impresa consociata;
- attraverso operazioni di fusione, quando due imprese, residenti in paesi diversi, decidono di fondersi.
Una ulteriore utile distinzione che si può fare è quella tra IDE orizzontali e IDE verticali. Si hanno IDE verticali, quando alcune fasi della produzione vengono trasferite presso controllate che operano all’estero. La scelta di produrre in parte all’estero è legata principalmente alla possibilità di avvantaggiarsi dell’esistenza di differenze internazionali nei costi di produzione rilevanti e in particolare nei prezzi dei fattori. Si hanno IDE orizzontali quando le controllate estere producono esattamente gli stessi beni prodotti dalla casa madre (nel caso di imprese monoprodotto) o specifiche varietà dello stesso prodotto (nel caso di imprese multiprodotto). I flussi di IDE orizzontali intervengono principalmente tra paesi sviluppati e spiegano soprattutto l’espansione del commercio intra-industriale. Nel caso degli IDE orizzontali, la scelta di produrre all’estero può essere legata soprattutto alla possibilità di ridurre i costi di accesso al mercato estero, o di adattare meglio la produzione alle preferenze della domanda locale, sfruttando la contiguità dell’attività produttiva ai mercati di consumo.
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