L’età è solo un numero, intitola un saggio sulla vecchiaia il semiologo Marc Augè. Ma sconfina nell’eccesso. Senza esagerare, ci sarebbe invece una soglia da abbattere, per dare a milioni di persone un motivo in più per non sentirsi vecchi. È la soglia 65.
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Oggi a 65 anni ogni uomo e ogni donna può dire «anziano sarà lei» a un incauto interlocutore rimasto fermo ai pregiudizi. Perché negli ultimi cinquant’anni è cambiato tutto.
Giangiacomo Schiavi e Carlo Vergani, «La quinta età, i premi Nobel invitano ad aggiornare la fasce della vita», Corriere della Sera, 24 maggio 2016
La risposta in un Pixel
«La sfida dell’invecchiamento impone soprattutto la costruzione di una società nuova, ridisegnata attorno alla permanente presenza di un’abbondante quota di popolazione ricca di età. Una società nella quale vanno ripensate e riplasmate le varie fasi della vita, dato che i valori dell’età anagrafica non sono più segnati su un unico metro, fisso e immutabile. Gli indicatori internazionali fissano convenzionalmente a sessant’anni – o a sessantacinque per i paesi più sviluppati – la soglia di entrata in età anziana. È infatti comune dopo tale età non avere più il peso stringente degli impegni di lavoro e delle responsabilità familiari verso figli minorenni che caratterizzano la fase piena dell’età adulta. L’uscita dalla fase adulta non corrisponde a un unico evento che si verifica con stesse modalità ed età per tutti: va piuttosto, e sempre più, considerata un processo che si realizza progressivamente lungo una parte sempre più rilevante del corso di vita. Il pensionamento è senz’altro una tappa chiave all’interno di tale processo, ma sempre meno corrisponde a una discontinuità netta tra un prima e un dopo. Inoltre tale età tende a diventare sempre più una soglia flessibile, che può essere anticipata o posticipata all’interno di una finestra sempre più ampia, oltre che variare da una generazione alla successiva in funzione dell’allungamento della durata media di vita. […] Da un lato esiste una fase «adulta avanzata», che attualmente possiamo individuare tra i cinquantacinque e i sessantaquattro anni, che sempre più tenderà ad assumere le caratteristiche della piena fase adulta, d’altro lato possiamo sempre meno considerare collocati in un’unica classe «anziana» tutti gli over 65. […] L’età post adulta è quindi in grande trasformazione dal punto di vista sia quantitativo sia qualitativo. La fase propriamente anziana si va spostando sempre più in avanti, preceduta da una fase di uscita flessibile dall’età pienamente adulta e seguita da uno stadio di entrata progressiva (con tempi e modi però molto eterogenei) in condizione di non piena autosufficienza.»
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