Domande di oggi

22/06/2017

Politiche migratorie: come si comporta l'Italia?


Dovrebbero essere una soluzione, i migranti, e invece sono un problema. […] non abbiamo la più pallida idea di come trasformare la “forte pressione migratoria” in un possibile antidoto alla vera bomba su cui siamo seduti.

 

Francesco Cancellato, «Sarà la demografia ad ammazzare l’Italia, non i migranti», Linkiesta, 14 giugno 2017

 

 

La risposta in un Pixel

 

«Negli ultimi anni in Italia l’immigrazione ha costituito una componente fondamentale nel ricambio generazionale della popolazione. Nel primo decennio di questo secolo la presenza straniera si è accresciuta a un ritmo straordinario con un aumento di circa 350mila unità all’anno. Il flusso è poi proseguito, sebbene in maniera ridotta, anche negli anni della recente crisi economica. Il risultato è che lo stock di stranieri ha abbondantemente superato i cinque milioni di individui, cifra che si avvicina ai 6 milioni se si considerano anche i non residenti, presenti sul territorio italiano in modo sia regolare sia irregolare. Se consideriamo anche le persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana e che quindi non fanno più parte della componente straniera, e i figli di coppie miste, cioè italiani dalla nascita, si arriva a un contingente di persone di origine immigrata che sfiora i 7 milioni di persone, pari a circa il 12% della popolazione italiana.

Gli stranieri sono in prevalenza giovani adulti e sono andati a sostituire la forza lavoro autoctona che è progressivamente invecchiata e fuoriuscita dal mercato del lavoro. I paesi di provenienza sono molteplici per quanto le comunità più numerose siano quella rumena, marocchina e albanese.

Le modalità di integrazione degli immigrati e dei loro discendenti e le regole di convivenza tra questi e il resto della popolazione andranno a caratterizzare la nostra società per molti anni. Solo una prospettiva di medio-lungo termine può consentire di predisporre politiche adeguate. Purtroppo, in Italia negli ultimi anni ha invece prevalso un approccio di breve periodo, per lo più di carattere emergenziale, legato a fattori transitori o congiunturali. Il risultato è un sistema di norme alquanto paradossale, che combina livelli elevati di severità dichiarata a una gestione inefficiente e modesta nel controllo delle regole poste.

Relativamente ai controlli esterni (rivolti a chi vuole entrare in Italia), le barriere ai flussi migratori sono state rafforzate ma il numero di ingressi è rimasto molto elevato e solo la crisi economica ne ha comportato una certa riduzione. Inoltre, si sono effettivamente innescati dei processi di selezione sui nuovi ingressi, ma più come effetto inatteso di una serie non organica di provvedimenti che per una ragionata e desiderata programmazione ancorata alle reali necessità del paese. Volgendo l’attenzione ai controlli interni (relativi cioè all’espulsione o regolarizzazione di chi già è entrato) è apparso evidente negli ultimi anni come le norme applicate risultino troppo restrittive a fronte della capacità reale di applicarle in concreto da parte delle strutture di controllo. Più che con la detenzione e l’allontanamento forzato, l’irregolarità è stata gestita con le successive regolarizzazioni (sanatorie) della componente irregolare. Negli ultimi trent’anni, per ogni provvedimento di espulsione vi sono stati cinque provvedimenti di regolarizzazione. La frequenza delle sanatorie è diventata in Italia la prova più evidente dell’inadeguatezza delle politiche di ammissione e di controllo dell’immigrazione.»

 

Per saperne di più: Pixel Demografia

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