Domande di oggi

10/10/2016

Qual è il ruolo dell’innovazione nel processo competitivo?


[…] la corona dell’innovazione di prodotto è ancora saldamente nelle mani dell’Europa ed è su quella che bisogna puntare. Soprattutto perché, numeri alla mano, sono i settori della chimica fine e specialistica, quelli che poi determinano il successo e il presidio dei mercati esteri da parte di un paese come l’Italia che nel 2015 ha raggiunto un surplus commerciale di 2,8 miliardi di euro.

 

Cristina Casadei, «Chimica, leadership europea a rischio, ma resiste l’innovazione», Il Sole 24 Ore, 8 ottobre 2016.

 

 

La risposta in un Pixel

 

«Joseph Schumpeter (1883-1950) è il primo economista a mettere le basi di una moderna teoria della concorrenza ed è tra i primi a comprendere l’inadeguatezza delle teorie economiche tradizionali nel nuovo scenario dei primi decenni del XX secolo. Secondo Schumpeter l’economia non si regge tanto sull’equilibrio, ma sul continuo squilibrio, sul dinamismo creato dall’imprenditore. Anche la concorrenza dunque non è uno stato del mercato immobile e immutabile, è invece un processo di continua ricerca delle condizioni di vantaggio concorrenziale.

In linea con il pensiero dell’illustre economista austriaco, possiamo dire che le innovazioni sono il frutto dell’attività imprenditoriale e in particolare dell’azione di alcuni attori, definiti appunto imprenditori, che si fanno carico dello sviluppo e dell’applicazione delle nuove tecnologie ai processi, ai prodotti o alle strutture organizzative. Oggi troviamo questi individui con capacità imprenditoriali non solo tra gli industriali in senso stretto, ma anche tra i manager delle aziende particolarmente innovatrici.

In questa visione dinamica, la concorrenza realmente efficace nel lungo periodo è quella derivante dall’introduzione continua di cambiamenti nei prodotti, nei metodi produttivi, nelle strutture organizzative. Il processo competitivo consiste, dunque, almeno nel lungo periodo, in questa continua ricerca di un’innovazione capace di conseguire un vantaggio concorrenziale che rimane apprezzabile fino al momento in cui una successiva innovazione non sconvolga nuovamente la situazione.

Il tipo di concorrenza ora delineato opera non solo quando intervengano mutamenti effettivi nel mercato, ma anche quando i mutamenti siano solo potenziali. Ciò equivale a dire che nella realtà le imprese si trovano in concorrenza tra loro anche in assenza di qualsiasi innovazione: è sufficiente che via sia una minaccia incombente di nuovi prodotti o processi.

Un secondo importante elemento è dunque legato all’evoluzione delle condizioni, al divenire cioè della situazione in cui le imprese operano. Fondamentale è la possibilità di provocare un ribaltamento, superare il vantaggio altrui, distruggere le posizioni del concorrente. Da qui però anche la necessità di continuamente difendere e perpetuare le basi del vantaggio concorrenziale.

Per Schumpeter l’impulso fondamentale che si sviluppa con il capitalismo, e che ne forma il carattere intrinsecamente evolutivo, è costituito dall’innovazione. Questo impulso innovativo scatena un processo «che rivoluziona incessantemente dall’interno le strutture economiche, distruggendo sistematicamente l’antico e creando senza tregua il nuovo». Schumpeter chiama questo processo distruzione creatrice.

Emerge così quella che forse è la caratteristica fondamentale dell’innovazione: la necessità di distruggere l’esistente e di creare sulle macerie del vecchio. I due aspetti sono tra loro indissolubilmente legati: non può esistere creazione senza distruzione, e quest’ultima ha senso solo se in essa sono contenuti i semi dell’innovazione.»

 

Per saperne di più: Pixel Innovazione

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