Domande di oggi

17/05/2016

Che cosa significa sviluppo sostenibile?


Il nuovo rapporto sullo sviluppo della Banca mondiale include quest’anno anche indicatori che aiutano a misurare i 169 target dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) che la comunità internazionale si è data da qui al 2030.Gli esperti della Banca Mondiale hanno deciso di analizzare i progressi dei Paesi in base a questi e altri indicatori procedendo per aree geografiche, senza introdurre sottogruppi di altro tipo.

 

Emanuela Citterio, «Non esistono più i Paesi in via di sviluppo», Mondoemissione.it, 17 maggio 2016

 

 

La risposta in un Pixel

 

Oggi la definizione di sviluppo sostenibile più diffusa è quella contenuta nel Rapporto Brundtland (1987), così chiamato dal nome dell’allora primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland, che presiedeva la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo: per sviluppo sostenibile s’intende quello «sviluppo che risponde alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie necessità». Un’altra definizione molto nota è quella formulata nel rapporto Caring for the Earth: A Strategy for Sustainable Living realizzato nel 1991 dall’UNEP (il programma per l’ambiente delle Nazioni Unite), che lo descrive come «quel processo che ha come obiettivo migliorare la qualità della vita, pur rimanendo nei limiti della “capacità di carico” degli ecosistemi che la sostengono». Entrambe le definizioni sottolineano i benefici che lo sviluppo sostenibile arreca sia alle persone sia agli ecosistemi.

Con la Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente e lo Sviluppo tenutasi a Rio De Janeiro nel 1992 viene ufficializzato il concetto di sviluppo sostenibile, nato negli ambienti delle ONG. Si rafforza la consapevolezza che il problema ambientale è planetario e che dovrebbe essere affrontato non in modo passivo o semplicemente reattivo (riparando i danni a posteriori), bensì propositivo, tenendo conto della qualità dell’ambiente e dei bisogni dell’uomo. Ma è con il summit mondiale di Johannesburg nel 2002 che un nuovo modo di concepire la sostenibilità si consolida integrando tre diverse dimensioni, peraltro strettamente legate tra loro: sociale, economica e ambientale.

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Alcuni analisti vi aggiungono una quarta dimensione: la sostenibilità istituzionale, che dovrebbe garantire ai cittadini condizioni di stabilità, democrazia, informazione, istruzione e giustizia. Va aggiunto che ciò che rende possibile l’integrazione delle varie dimensioni della sostenibilità è la cultura, donde il ruolo essenziale che dovrebbe avere l’istruzione.

 

Per saperne di più: Pixel Relazioni internazionali

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